29 aprile 2010

Nuove norme per la privacy

Art. 13
La libertà personale è inviolabile.

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi
di ogni effetto.

E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.

Art. 15

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.

La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.


di Simone Bellis

L'Autorità Garante della privacy ha stabilito nuove norme di utilizzo per i sistemi integrati di videosorveglianza, per soggetti pubblici e privati.

Tra queste l'obbligo di sottoporre al Garante i sistemi prima dell'approvazione, e di segnalare la presenza di telecamere collegate alle forze dell'ordine tramite cartelli.

Secondo il Garante l'aumento massiccio dei sistemi di videosorveglianza e le numerose modifiche legislative in materia hanno reso necessaria una revisione di ampio respiro delle normative.

Il tempo stabilito per adeguarsi al nuovo provvedimento, in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, varia da un minimo di sei mesi a massimo un anno.


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22 aprile 2010

STUDIA LA COSTITUZIONE






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DIRITTI VIZIATI

Art. 35

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.

Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.

Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.

Art. 42

La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.

La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.


di Simone Bellis

In questi giorni ci sono state alcune novità relative al mondo di internet.
Una di queste è stata una dichiarazione del ministro Maroni, riguardo alla diffusione on line di materiale audio e video. Nello specifico parlava di materiale coperto da copyright, e proponeva un modello di diffusione gratuita pagata da sponsor pubblicitari. In pratica, un sito dove scaricare contenuti originali, gratis e legalmente, grazie all'indotto pubblicitario.

Di per sé non è una trovata pionieristica, in molti ci hanno pensato ma nessuno è ancora riuscito a creare un servizio realmente competitivo basato su questi presupposti.

L'analisi del ministro è piuttosto superficiale, ma fa intendere quanto meno un interesse per la questione, e non è da sottovalutarsi. Dove la legge si distacca di molto dalla realtà, e trova ostacoli nella stessa applicazione, è importante risolvere il problema in una maniera più netta ed efficace.

E' di oggi la chiusura del sito linkstreaming.com, un sito dove era possibile visionare o scaricare illegalmente materiale protetto. Non è chiaro se si tratti effettivamente di sequestro, poiché pare che il sito sia sparito "spontaneamente" prima ancora di essere bloccato.

Il copyright è una norma concorde agli articoli 35 e 42 della Costituzione.

Un altro caso rilevante è il conflitto creatosi tra Telecom Italia e l'associazione Fapav (Federazione Anti Pirateria Audiovisiva).

La Fapav ha richiesto a Telecom di segnalare alle autorità gli utenti che scaricano illegalmente materiale protetto da copyright. Il Tribunale di Roma si è espresso contro questa richiesta, per più di un motivo. Come prima cosa una richiesta del genere è ammissibile soltanto da parte delle autorità giudiziarie, inoltre l'obbligo di verifica non spetta al provider. La richiesta della Fapav è in contrasto con l'articolo 15 della Costituzione.

Sebbene il copyright sia idealmente una norma giusta, è bene tornare sulle dichiarazioni del ministro Maroni. Difendere i diritti d'autore con norme incapaci di gestire i nuovi mezzi di comunicazione vuol dire non interessarsi del problema.

La questione morale al riguardo non è per nulla sentita dai cittadini, e chi fruisce illlegalmente di materiale audiovisivo in pratica non è perseguibile dalla legge, in primis per cause logistiche. Spesso si evidenziano persino conflitti tra le leggi a protezione dei diritti d'autore con quelle riguardanti la privacy.

In questo modo spesso assistiamo a un circolo vizioso che porta all'incremento dei prezzi di materiale audiovisivo, con conseguente aumento della pirateria.

E' quindi dovere delle istituzioni andare oltre al semplice problema giuridico legislativo, e tentare di proporre modelli innovativi in grado di proteggere i produttori come i consumatori. Gestire il materiale web è diventato un problema reale. Un'evoluzione in questo senso si potrebbe paragonare al passaggio dal semplice pozzo all'acquedotto.


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17 aprile 2010

CARICHE IN OMAGGIO

Art. 63
Ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l'Ufficio di presidenza.

Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune, il Presidente e l'Ufficio di presidenza sono quelli della Camera dei deputati.


di Simone Bellis

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha rilasciato dichiarazioni nette dopo la riunione fra i vertici di partito.

Il leader del PDL asserisce che, se Fini dovesse proseguire e formare dei gruppi autonomi, ci sarebbe una scissione, e che il governo porterebbe a termine la legislatura a prescindere dalla formazione dei gruppi.

Ribadisce anche l'incompatibilità della scelta di Fini con il suo ruolo di Presidente della Camera, arrivando a dire: "Fini dimentica che quando l'ho fatto presidente della Camera. Mi aveva garantito che non avrebbe sfruttato la sua carica per fare politica attiva. Ha tradito il patto di fiducia"

Non c'è molto altro da dire sulla questione, le dichiarazioni del Premier non sono fraintendibili. Egli ritiene che la carica di Presidente della Camera dipenda da una sua concessione. Peggio ancora, se non arrivassero smentite si potrebbe essere portati a pensare che per questo governo una tale situazione degenerata sia reale.

Questo è in pesante contrasto con l'articolo 63 della Costizione, che rimette alle singole camere il potere di determinare il proprio presidente.

E' importante capire che ove il Parlamento venga limitato nelle proprie funzioni, di fatto è un potere che si toglie ai cittadini.


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15 aprile 2010

L' UDUR DEI DANE'

Art. 41

L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità; sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Art. 47

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.

Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.


di Simone Bellis

Il leader della Lega, Umberto Bossi, ha rilasciato questa dichiarazione: "E' chiaro che le banche più grosse del nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice prendetevi le banche e noi lo faremo".

Colpisce all'istante la stranezza di questa dichiarazione, visto che un leader di partito, rappresentante di interessi particolari (a oggi circa il 12 % degli aventi diritto), dice di voler "prendere" delle banche.

La prima cosa da notare è che gli istituti di credito sono privati, e i consigli di amministrazione dovrebbero prendere le decisioni nell'interesse degli azionisti e dei clienti. In che modo tutto questo potrebbe coesistere con gli interessi di un partito politico?

Se non bastasse l'evidente conflitto di interessi non farebbe male ricordare come finì l'avventura finanziaria della Lega.

I vertici del partito incaricarono Gian Maria Galimberti di fondare una banca, che ovviamente sarebbe stata controllata dal partito, che prese il nome di CrediEuronord.
Senza tirarla troppo per le lunghe, la banca fallì a causa della disastrosa gestione. CrediEuronord venne rilevata dalla Banca Popolare di Lodi (oggi Banca Popolare Italiana), che fa capo a Gianpiero Fiorani. In questo modo i debiti contratti dalla banca della Lega vennero rilevati, e forse per coincidenza da allora la Lega smise di assumere certe posizioni forti che l'avevano caratterizzata in passato.

Viene poi da chiedersi quando effettivamente la gente abbia chiesto alla Lega di prendersi le banche. Non sembra sia una delle priorità dei cittadini, ma ove si fosse verificato questo strano evento il senatore avrebbe dovuto ricordare che secondo la Costituzione l'iniziativa economica privata è libera, ed è compito della Repubblica controllare l'esercizio del credito, non di un partito minoritario.

Il sistema per disciplinare il credito è di promuovere leggi attinenti in parlamento, non di occupare i consigli di amministrazione delle banche. E' evidente che sarebbe soltanto un modo per aggirare il regolare iter legislativo.

Le intenzioni palesate da Bossi sono in contrasto con l'articolo 41 e 47 della Costituzione.


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14 aprile 2010

CHIESA INCOSTITUZIONALE

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 25

Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.

Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso.

Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge.


di Simone Bellis

In data 12 marzo il cardinale Bertone parla dal Cile, annunciando dei provvedimenti contro gli abusi perpetrati da sacerdoti, e difendendo a spada tratta il celibato cattolico.

Tra le sue dichiarazioni in merito una in particolare ha creato grande scalpore. Secondo il cardinale Bertone "molti sociologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c'è relazione tra celibato e pedofilia, e invece molti altri hanno dimostrato, me lo hanno detto recentemente, che c'è una relazione tra omosessualità e pedofilia. Si tratta di una patologia che interessa tutte le categorie sociali, e preti in minor grado in termini percentuali."

Analizziamo i fatti con ordine. Come prima cosa il celibato: la repressione sessuale può causare deviazione. Ciò non vuol dire che debba, o che derivi soltanto dal celibato, motivo per cui, giustamente, non esiste una relazione diretta tra preti e pedofilia.

Riguardo alla correlazione con l'omosessualità è semplicemente falso. E' scorretto persino accostare l'omosessualità al concetto di patologia.

Sulle statistiche ventilate dal cardinale Bertone è difficile pronunciarsi, non avendo dato alcun riferimento che permetta di contestualizzarle. Noto però nel suo pensiero un'incomprensione del problema. Il problema della pedofilia nella Chiesa ha grande risalto mediatico perché ogni prete fa parte della stessa struttura, che abiti in Europa o in Africa, per cui la responsabilità ricade sempre su una sola istituzione. Non si può dire lo stesso invece dei casi legati al nucleo famigliare, piuttosto che alla scuola, per ovvi motivi.

Il problema di cui non si vuole parlare non è tanto il caso singolo, o l'eventuale qualità criminogena del celibato, quanto il fatto che ci sia stata una copertura dei suddetti crimini, e la sottrazione dei colpevoli alla giustizia competente.
Oltre a essere fatti gravissimi questi sono di fatto completamente riconducibili ai vertici della Chiesa, e le motivazioni non possono essere ricercate in stravaganti teorie psicologiche, statistiche o altro. Sono frutto di una precisa volontà determinata da fattori politici e mediatici.

Risulta quindi ovvio come mai ci sia questa correlazione tra Chiesa e pedofilia, ed essa non deriva dall'incidenza o meno del fenomeno all'interno delle gerarchie ecclesiastiche, quanto dalle responsabilità oggettive delle stesse.
Bertone insiste nel dire che la Chiesa non ha mai tentato di nascondere crimini collegati alla pedofilia, purtroppo non fornisce alcuna prova da opporre ai documenti e alle testimonianze che indicano il contrario.

Non solo non individuo argomentazioni rilevanti nelle parole del cardinale, anzi è evidente il tentativo di sviare il discorso dai punti più importanti, arrivando addirittura a citare delle dimostrazioni scientifiche inesistenti.
Detto in altre parole, mente.

Per avere la giusta prospettiva dei reati contestati è bene tradurre abusi con stupro e pedofilia con minori. Stupro di minori.

Le dichiarazioni del cardinale Bertone sono una palese discriminazione nei confronti degli omosessuali, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione. I tentativi di sottrarre i colpevoli dei reati di pedofilia alla giustizia contrasta nuovamente con l'articolo 3 e 25 della Costituzione.


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12 aprile 2010

LE COLPE DEI PADRI

Art. 30 - PARTE PRIMA. DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI - Titolo II. Rapporti etico-sociali

E' dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.

Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.

La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.

La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.


di Simone Bellis

Durante un'intervista al Giornale, il sindaco di Montecchio Maggiore (Lega Nord) dichiara di aver negato il servizio mensa a dei bambini stranieri, perché i genitori non avrebbero pagato la retta.

Intorno alla notizia si sono create parecchie opinioni, per lo più confuse. C'è chi dice che il servizio va elargito a prescindere, chi dice (come il suddetto sindaco) "non si può mangiare a sbafo", e chi invece lamenta il fatto che i genitori degli stessi bambini acquistano beni superflui o addirittura di lusso, per cui il mancato pagamento è ingiustificato. C'è anche chi si chiede cosa succederebbe a un cittadino italiano se smettesse di pagare le bollette. Potrebbe pretendere l'erogazione di servizi non pagati adducendo il fatto di avere figli come giustificazione?

Cerchiamo di mettere in ordine i fatti. Quello che si sa con ragionevole certezza è che alcuni genitori di studenti non hanno pagato la retta della mensa. Come prima cosa lo Stato si deve occupare dei minori interessati, come sancito dall'articolo 30 della Costituzione. In seguito, una semplice verifica fiscale dovrebbe accertare se questo mancato pagamento sia giustificato o meno dalla situazione finanziaria della famiglia.

Nel caso si accerti un dolo il comune si rivalga sui genitori, richiedendo il pagamento della retta, comprensiva di arretrati e eventuale mora. Se i genitori continuano a non occuparsi dei figli, nonostante ne abbiano le facoltà, esistono leggi specifiche per togliere loro l'affidamento, imporre il pignoramento di una parte del reddito, e via dicendo. Insomma, le autorità hanno tutti i mezzi legali per ottenere il pagamento del servizio e impedire il protrarsi della situazione.

Una mancata risoluzione è quindi da imputarsi esclusivamente alle autorità, ove manchi l'impegno nell'affrontare la situazione secondo le norme stabilite per legge, o nel caso si creino leggi inefficienti.

Risulta quindi ovvio che i genitori vadano trattati come previsto dalla legge, in rapporto alle loro responsabilità, mentre i minori vanno protetti come previsto dalla Costituzione, anche separandoli dal nucleo famigliare d'origine se veramente necessario. E' bene che si capisca che la famiglia è una struttura che deve essere utile ai singoli individui che la compongono, viceversa non ha senso mantenerla.


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