31 marzo 2010

Cota: "Dovro' revocare il patrocinio al Gay pride"

Art. 3 - PRINCIPI FONDAMENTALI

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 7

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 17 - PARTE PRIMA.
DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Titolo I. Rapporti civili

I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.


di Simone Bellis

La competizione elettorale per le amministrative in Piemonte si chiude con una vittoria di stretta misura per il candidato leghista Roberto Cota, il quale, in appena 48 ore dalla sua elezione, si sbilancia in dichiarazioni preoccupanti.

Durante un'intervista al programma televisivo "Porta a porta" (puntata del 30/3/2010) Cota dichiara di voler ritirare il patrocinio alla manifestazione "Gay Pride", che avrebbe dovuto svolgersi tra poche settimane.

Durante la rubrica "La Telefonata" di Maurizio Belpietro, trasmessa su Canale 5, il nuovo governatore del Piemonte dichiara testualmente: "Io sono per la difesa della vita e penso che la pillola abortiva debba essere regolamentata quanto meno in regime di ricovero, e debbano essere affiancate le associazioni pro vita nelle strutture ospedaliere."

Alla domanda: "Ma quindi quelle pillole che la Bresso aveva ordinato e che sono già arrivate in Piemonte, rimarranno nei magazzini?" la risposta di Cota è stata: "Eh sì, per quanto potrò fare io sì".

La sua prima dichiarazione confligge con l'articolo 3 e l'articolo 17 della costituzione, volendo egli di fatto negare il diritto a manifestare di un gruppo di persone a causa del loro orientamento sessuale.

Spingendosi oltre a considerazioni di aspetto meramente tecnico, trovo impossibile identificare un qualunque motivo per cui una scelta di questo tipo dovrebbe apportare qualsivoglia beneficio alla regione Piemonte.

La seconda dichiarazione confligge con un altro principio fondamentale della Costituzione, che sancisce la laicità dello Stato. Le inclinazioni religiose del governatore sono irrilevanti in tal senso, dato che l'utilizzo della pillola Ru486 è già regolato dalla legge. Dal 10 dicembre 2009 la pillola abortiva Ru486 è di fatto un farmaco utilizzabile in Italia.

Oltre a essere una limitazione dei diritti delle donne, è evidente il conflitto di ideologie personali di Cota con il ruolo istituzionale che è chiamato a ricoprire. Anche in questo caso non si riesce a identificare quale vantaggio deriverebbe da una scelta di questo tipo, peraltro illegale, e come il governatore intenda giustificare la perdita economica conseguente, costringendo la regione a uno spreco.

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